La prevenzione contro il tumore al seno è uno degli aspetti a cui le donne devono porre maggiore attenzione. Ogni anno, infatti, troppe donne si ammalano e muoiono a causa del cancro in questa parte del corpo. Eseguire almeno una volta all’anno la mammografia può far scoprire l’eventuale presenza di masse tumorali, aiutando a prendere per tempo l’avanzamento della malattia.
Invece, molte persone appartenenti al sesso femminile, per tutta una serie di motivi, trascurano questo esame che, invece, è di fondamentale importanza. Tra le principali ragioni che portano le donne a non eseguire la visita senologica c’è il fatto di avere delle protesi al seno.
Mammografia e aumento del seno
La credenza popolare per cui coloro che hanno delle protesi al seno non possono effettuare la mammografia è del tutto sbagliata. Essersi sottoposte a un intervento per l’aumento del seno non pregiudica affatto la possibilità di eseguire periodicamente dei controlli.
Certo, per ottenere risultati affidabili e in grado di segnalare, senza margine di errore, la presenza di corpi estranei, dovrà essere cura del medico incaricato applicare dei piccoli accorgimenti. Infatti, quando il dottore reputa che le protesi al seno potrebbero nascondere il tessuto ghiandolare, può consigliare la paziente di svolgere una mammografia 3D (o con tomosintesi), ossia un’evoluzione dell’esame standard che è capace di andare più in profondità nell’indagine. Nel dettaglio, la mammografia con tomosintesi consente di ottenere immagini mammografiche da differenti angolazioni, utilizzate poi per la costruzione delle proiezioni tridimensionali le quali forniscono una panoramica delle mammelle, come se le protesi non ci fossero.
In alternativa, per scongiurare la presenza di tumori o altre patologie, è possibile ricorrere all’ecografia mammaria. Si tratta di un esame non invasivo simile alla mammografia base per quel che riguarda le finalità. Tuttavia, questa indagine è ancora più precisa.
Le tipologie di protesi del seno e la mammografia
Le protesi utilizzate per aumentare la taglia di segno non sono tutte uguali e tale aspetto influisce sulla buona riuscita o meno dell’esame.
Coloro che si sono sottoposte all’intervento in tempi recenti, quasi sicuramente, avranno delle protesi radiotrasparenti che, come dice il nome stesso, permettono di realizzare la visita senologica come se le protesi non fossero presenti.
Al contrario, le donne che diversi anni fa hanno deciso di rifarsi il seno saranno dotate di protesi radiopache che, purtroppo, non consentono il passaggio dei raggi X e che limitano la validità dell’esame. In questo secondo caso, è necessario che il dottore esegua un delicato movimento in corrispondenza del seno per effettuare la visita in maniera adeguata. Tale movimento prende il nome di manovra di Eklund e consiste nella compressione della mammella per una visualizzazione ottimale del tessuto ghiandolare e di tutte le altre zone del seno.
La mammografia rovina le protesi?
Il rischio che le protesi vengano danneggiate nel corso dell’esame è davvero basso. La pressione che il medico attua sulla mammella, nel caso della manovra di Eklund, non è tale da provocare la rottura delle protesi. Come scritto in precedenza, poi, di fronte a protesi di nuova generazione, la mammografia si esegue come se questi dispositivi di natura artificiale non fossero presenti.
La visita senologica con le protesi provoca dolore?
Oggigiorno, la maggior parte delle donne possiedono delle protesi così avanzate che non generano alcun fastidio nella vita quotidiana. In queste tipologie di visite, quindi, il dolore sarà pressoché inesistente. Anche in presenza di protesi più datate, il dolore è ridotto al minimo, in quanto la pressione praticata dal medico non sarà estrema.