La fiducia al Governo è una di quelle pratiche che spesso compare nell’agenda politica. Eppure, nonostante venga citata frequentemente, non sempre si conosce il vero significato e di cosa si tratti.
Che cos’è la fiducia al Governo?
Come stabilisce l’articolo 94 della Costituzione italiana, ogni Governo deve avere la fiducia delle due Camere, cioè dei Deputati e dei Senatori. Attraverso questo strumento il Parlamento esercita una funzione di indirizzo politico nei confronti dell’esecutivo. Esistono principalmente tre tipologie di fiducia che un Governo può ricevere:
- per sancire il sostegno parlamentare alla nascita di ogni nuovo esecutivo;
- su mozioni o risoluzioni, comprese quelle di sfiducia nei confronti del Governo o di singoli ministri;
- su specifici progetti di legge considerati decisivi per l’attuazione del programma di governo.
Perché è importante ottenere la fiducia del Parlamento?
Prima di iniziare la sua attività, ogni Governo deve ottenere la fiducia del Parlamento. Esso decide attraverso la votazione di una mozione di fiducia, basandosi sul programma comunicato alle Camere. Entro 10 giorni dalla nomina da parte del Presidente della Repubblica, ogni nuovo Governo deve recarsi alla Camera dei Deputati e del Senato per ottenere il voto di fiducia. Questo è un passaggio obbligatorio e necessario, perché è il simbolo dell’unione tra il potere legislativo, esercitato dal Parlamento, e quello esecutivo, rappresentato dal nuovo Governo.
In caso, però, le Camere non riescano a esprimere una maggioranza in grado di sostenere l’esecutivo, l’articolo 88 della Costituzione consente al Presidente della Repubblica, sentiti i Presidenti delle Camere, di scioglierle anticipatamente e indire nuove elezioni.
Richiesta di fiducia al Governo per un disegno di legge
Nonostante il voto contrario di una o entrambe le Camere su una proposta del Governo non implichi l’obbligo di dimissioni, l’esecutivo può decidere di richiedere la fiducia su un disegno di legge che considera particolarmente importante per il suo programma di Governo, legando il proprio destino a quello del testo legislativo. Perciò, quando il Presidente del Consiglio teme di non avere più l’appoggio delle Camere necessario per approvare un decreto fondamentale al fine dell’attuazione del programma dell’esecutivo, chiede che sia espresso un voto che manifesti l’appoggio al suo operato. Inizialmente questa pratica aveva lo scopo di ridare unità e compattezza alla maggioranza in situazioni eccezionali. Tuttavia, attualmente, è stata spesso utilizzata per velocizzare il dibattito sulla questione legislativa e assicurare l’approvazione di proposte molto discusse.
Che cos’è la mozione di sfiducia?
Ottenere la fiducia delle Camere è indispensabile per l’esecutivo. Senza di essa, il Governo non è legittimato ad agire e a portare a termine il suo programma. Perciò la Camera e il Senato accordano o revocano la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale. Nell’articolo 94 della Costituzione si prevede, infatti, la possibilità anche di una mozione di sfiducia.
Si presenta un documento dove si espongono i motivi per revocare la fiducia al Governo. Esso deve essere firmato da almeno un decimo dei componenti della Camera in cui è presentato. Si apre, così, la crisi di Governo. La fiducia non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla presentazione della mozione. Dopo questo breve periodo, attraverso uno scrutinio palese, la Camera è chiamata a votare. In caso di esito negativo della votazione, sussiste l’obbligo di dimissioni del Governo.
L’utilizzo della sfiducia individuale in Italia
Recentemente in Italia è stata prevista la possibilità, per il Parlamento, di sfiduciare un solo membro dell’esecutivo. Ma, sebbene sia ufficialmente riconosciuta, è stata scarsamente utilizzata. Dal 1990 al 2017 sono state presentate 58 mozioni di sfiducia individuale, di cui solo 24 discusse e votate. Negli ultimi anni, però, il ricorso a questo strumento è aumentato, soprattutto da parte del Movimento 5 stelle durante la XVII legislatura.
Inoltre la sfiducia individuale è stata utilizzata frequentemente come sostituto del potere di revoca. Infatti, il Presidente del Consiglio non può revocare direttamente l’incarico a un membro del suo Governo, ma, lasciando la libertà di voto, può costringerlo alle dimissioni.