Gli integratori di vitamina D sono utili per tutte le persone in carenza di questa vitamina, utilissima per la mineralizzazione delle ossa, ma non solo. Assumere troppa vitamina D, al contrario, potrebbe portare a degli effetti collaterali.
Vediamo quando e come assumere gli integratori di vitamina D.
Integratori vitamina D: cosa sono?
Gli integratori di vitamina D sono delle sostanze (non si tratta di farmaci) che permettono alle persone carenti di introdurre nel loro corpo la giusta quantità di questa vitamina.
Ricordiamo che la vitamina D è un pro-ormone liposubile (ovvero si scioglie nei grassi) e viene prodotta naturalmente dall’organismo quando – per esempio – ci si espone al sole.
Prendere il sole su braccia e gambe (scoperte) ogni giorno, per qualche ora, può risultare vantaggioso per tutti gli individui carenti di vitamina D. Attenzione però ai raggi: è bene prendere tutte le dovute precauzioni per non rovinare la pelle.
In alternativa, ma in misura molto ridotta, esistono dei cibi ricchi di vitamina D: per esempio, il salmone, lo sgombro, il tuorlo d’uovo e i funghi.
Integratori vitamina D: quando utilizzarli?
Quando si registra una carenza di vitamina D e non si riesce a integrare il giusto apporto tramite il cibo, è utile ricorrere agli integratori di vitamina D.
Secondo l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, infatti, il fabbisogno giornaliero di vitamina D varia in base all’età dell’individuo:
- 10 microgrammi al giorno (400 UI – unità internazionale) per i bambini con un’età inferiore a un anno;
- 15 microgrammi al giorno (600 UI – unità internazionale) per gli adulti.
Sempre secondo l’Autorità Europea, si parla di carenza di vitamina D per valori di 25(OH)D inferiori a 20 ng/mL.
Utile anche integrare la vitamina D nei soggetti particolarmente anziani ed esposti al rischio di osteoporosi, e nelle donne in gravidanza o in menopausa. Il dosaggio degli integratori di vitamina D, comunque, va indicato dal medico curante.
Integratori vitamina D: gli effetti collaterali
Un eccessivo utilizzo degli integratori di vitamina D può portare all’insorgenza di effetti collaterali legati all’eccesso di questa vitamina. Se da un lato la carenza provoca scompensi e favorisce l’insorgere di alcune malattie; anche l’eccessiva vitamina D può provocare dei disturbi (ipervitaminosi).
Un eccesso di vitamina D può portare i seguenti effetti collaterali:
- disidratazione;
- dolori addominali;
- confusione;
- accumulo di calcio nel sangue;
- vomito.
Il prolungamento dell’eccesso di vitamina D, inoltre, può addirittura portare allo sviluppo di calcolosi renale.
Per quanto riguarda le donne in gravidanza, un eccessiva dose di vitamina D nei primi sei mesi può provocare dei danni al feto.
A cosa serve la vitamina D?
La vitamina D è molto importante per diversi aspetti: anzitutto, è grazie alla vitamina D che avviene il processo di mineralizzazione delle ossa. Anche per questo motivo, spesso le persone anziane che sono carenti di vitamina D possono andare facilmente incontro all’osteoporosi.
Oltre a ciò, la vitamina D garantisce un normale funzionamento muscolare e, insieme al sistema immunitario, contribuisce alla buona difesa del nostro organismo da possibili malattie.
La scarsa presenza di vitamina D nell’organismo può provocare anche la formazione di carie dentali.
Tra le malattie che può provocare la carenza di vitamina D, infine, vi sono:
- diabete di tipo 1 e 2;
- malattie cardiovascolari;
- malattie autoimmuni;
- malattie respiratorie;
- osteomalacia (provoca ossa deboli e debolezza muscolare).
Carenza di vitamina D: i sintomi
Generalmente la carenza di vitamina D viene riscontrata nelle analisi del sangue, in quanto non provoca particolari disturbi all’organismo. Esistono, però, dei campanelli d’allarme da tenere in considerazione per svolgere esami più approfonditi.
La carenza di vitamina D può manifestarsi con alcuni piccoli sintomi:
- la perdita importante di capelli;
- dolori muscolari;
- una lenta guarigione delle ferite;
- dolore alle ossa e alla schiena.
Questi fattori sono da tenere in considerazione soprattutto nei soggetti più fragili e a rischio, come gli anziani o le donne in gravidanza.