Che cos’è la distimia? Abbiamo conosciuto il termine nel 2013, da quando il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mensali (DSM) ha inserito il disturbo distimico nel capitolo dedicato alla depressione.
La distimia, però, è un termine coniato nel 1970 dal dottor Robert Spitzer per descrivere quella che veniva chiamata “personalità depressiva”. Ad oggi viene anche chiamata disordine distimico o depressione neurotica.
Infatti, la distimia è un disturbo dell’umore molto simile alla depressione, di entità inferiore a quest’ultima, ma con una durata che può protrarsi maggiormente nel tempo.
In questo articolo andiamo a scoprire quali sono le differenze tra la distimia e la depressione maggiore, quali sono i sintomi e come si cura.
Distimia: che cos’è?
Come abbiamo accennato in apertura, la distimia (o disturbo distimico) è una sorta di sbalzo dell’umore – considerato come disturbo cronico – molto simile alla depressione, che si verifica per un periodo più lungo (generalmente, due anni o più, anche quotidianamente) ma meno intenso.
Molto spesso i sintomi di distimia si verificano nelle persone di età compresa tra i 18 e i 45 anni, ma tutti ne possono soffrire senza alcuna distinzione. Secondo i dati più recenti, di distimia ne soffrono ogni anno circa 105 milioni di persone, l’1,5% della popolazione mondiale, soprattutto di genere femminile.
Come si può riconoscere questo disturbo in un paziente? Vediamo subito quali sono i sintomi associati alla distimia.
I sintomi della distimia
Non è ancora ben chiaro quale possa essere il fattore scatenante della distimia: anche i medici si interrogano sulle possibili cause. Pare che un evento o una situazione particolarmente drammatica vissuta nella propria vita possa portare a sviluppare i disturbi distimici.
Alla base della distimia, comunque, possono esservi naturalmente delle cause biochimiche, fattori di predisposizione genetica o fattori ambientali.
Molto spesso i pazienti affetti da distimia provano emozioni tristi, si sentono preoccupate, irritate ed irrequiete. Si provano delle sensazioni di insicurezza, inadeguatezza, inefficienza, autosvalutazione, oltre ad avere una bassa autostima. Alcuni pazienti soffrono di solitudine, insonnia, disturbi legati all’appetito e, nei casi più seri, manifestano manie suicide.
Le sensazioni di depressione si possono protrarre ogni giorni anche per due anni o più: per questo motivo, possiamo dire che la distimia è un disturbo che dura più a lungo della depressione.
Importante prestare attenzione alla depressione infantile, che potrebbe provocare deficit di attenzione, disturbi di apprendimento o iperattività.
Distimia polare: come riconoscerla?
Uno dei disturbi distimici più difficili da superare – e anche da diagnosticare – è la distimia bipolare.
Molto spesso le persone affette da questo disturbo manifestano fasi altalenanti di ansia e depressione, dovute ad alcune alterazioni delle sostanze chimiche del cervello.
I medici che intendono riconoscere i disturbi distimici spesso effettuano dei test diagnostici che possono prevedere esami fisici o di laboratorio unitamente a una valutazione psicologica.
Distimia: come curare la depressione
Per poter affrontare e superare un disturbo distimico è necessario affidarsi agli esperti del settore: molto spesso si rendono necessarie cure farmacologiche, oltre alla sottoposizione a sedute di psicoterapia cognitivo-comportamentale (TCC).
Attraverso la psicoterapia si vanno a indagare le cause che hanno scatenato la distimia, cercando di affrontare l’evento che ha scatenato al depressione o che ha aggravato il disturbo.
Tra i farmaci più utilizzati per la cura dei disturbi distimici, invece, si possono distinguere:
- inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI);
- antidepressivi triciclici (TCA);
- inibitori delle monoaminossidasi (MAO).
Anche alcuni integratori alimentari si sono rivelati piuttosto efficaci nella cura della distimia: per esempio, l’erba di San Giovanni nei casi più lievi, oppure l’assunzione di Omega 3 in combinazione ad alcuni farmaci antidepressivi.
Prima di cominciare qualsiasi cura farmacologica, però, è bene consultare il parere di un medico per valutare la propria situazione e stabilire quale sia il metodo migliore per combattere il disturbo.