Ormai giunti nel terzo decennio del nuovo millennio, in Italia, purtroppo, non si placa un fenomeno che, ad altre latitudini, sembra ormai sconfitto o fortemente arginato: il bracconaggio. Il nostro paese, infatti, risulta al primo posto per quanto concerne il bracconaggio dell’avifauna, staccando nettamente tutti gli altri paesi membri dell’Unione Europea.
L’Italia è la nazione dove si registrano il numero maggiore di casi accertati, grazie al lavoro della polizia forestale, che ha aumentato significativamente i controlli per cercare di arginare il dilagare di questo triste fenomeno. La tecnologia, al pari di quanto avviene in altri settori, si è dimostrata di grande supporto per ridurre il bracconaggio nel nostro paese, cercando di individuare gli autori di questo reato.
Le valli bresciane sono la zona a più alto tasso di bracconaggio avifaunistico
Ovviamente esistono metodi smart che consentono di scovare i responsabili di questo reato. La fototrappola ad esempio, come spiegato sul sito fototrappola.net, tra i principali siti per questo settore, oltre a essere un’apparecchiatura utile per il monitoraggio della fauna si presta anche al controllo delle aree esposte al rischio di episodi di bracconaggio,
E nel nostro paese, come vedremo in seguito, le aree in cui avviene il fenomeno del bracconaggio dell’avifauna sono molteplici e vanno da Nord a Sud, seppur con significative differenziazioni. Partiamo da quella che, numeri alla mano, è la zona maggiormente interessata a questo fenomeno: la provincia bresciana.
Anche in questo caso, per quanto ovvio, non parliamo dell’intera zona, la sesta provincia più grande della nostra nazione, ma solo una parte ben circoscritta, anche se particolarmente estesa, che parte dalla Valle Camonica e arriva alla Valle Sabbia passando per la Val Trompia. In altre parole, tutte le più importanti e note valli alpine e prealpine presenti nel vasto territorio bresciano.
Il motivo principale del bracconaggio avifaunistico in territorio bresciano è da ricondurre, in primis, ai piatti tipici di quelle zone, tra cui spicca il celeberrimo – per chi vive a quelle latitudini – polenta e osei, un classico della cucina bresciana. Il pettirosso è l’uccello maggiormente “attenzionato”, ma per la preparazione di questa pietanza non si rinuncia alla cattura della cincia mora e del fringuello e altri uccelli ancora.
Il bracconaggio come barbara forma di superstizione: il caso del Falco Pecchiaiolo sullo Stretto di Messina
Tutte specie protette che, di conseguenza, non possono essere oggetto di attenzione da parte dei cacciatori, che rischiano fortissime sanzioni economiche nel caso in cui vengano colti in flagranza di reato. Se le valli bresciane guadagnano il primato, tutt’altro che glorioso, di zona col più elevato tasso di bracconaggio avifaunistico, il Delta del Po si issa al secondo posto.
In questa zona che abbraccia Veneto e Emilia Romagna, dove il Po sfocia nel Mare Adriatico, si registra il fenomeno del bracconaggio di altre specie protette come le oche selvatiche, le falange e i fischioni. Una zona estremamente complessa da poter controllare, considerata che è ricca di insenature e boschi dove i cacciatori possono infiltrarsi e rendersi invisibili agli occhi dei militari, che ricorrono anche all’utilizzo delle barche per cercare di arginare il bracconaggio in questa zona.
Volgendo lo sguardo alla zona meridionale della nostra splendida nazione, non si può sottolineare come lo Stretto di Messina sia interessato dal bracconaggio del falco pecchiaiolo, noto anche col nome di Adorno. E se nei casi poc’anzi citati, relativi al bracconaggio in terra bresciana e nel delta del Po, il motivo principale è da ricondurre alla sfera culinaria, quanto avviene sullo Stretto attiene al mondo delle superstizioni.
Sembra davvero incredibile che nel 2023 si possa uccidere un animale, al di là del fatto che rappresenti una specie protetta, perché convinti che possa portare serenità e benessere alla propria esistenza. Eppure, questo avviene per l’Adorno, sacrificato sull’altare di superstizioni senza alcun senso che si tramandano di generazione in generazione.