In Italia sono circa 9,5 milioni le persone che hanno aderito a un piano di previdenza complementare. Secondo i dati della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip) nel periodo tra gennaio e settembre 2023 il numero di aderenti a questi piani nel nostro Paese è salito del 3%. Parallelamente, i fondi investiti in piani di pensione integrativa hanno registrato un incremento del 6%, raggiungendo quota 215 miliardi di euro rispetto ai 205 miliardi del 2022. Ma quali sono i vantaggi della previdenza complementare?
La definizione e i vantaggi della pensione integrativa
Partiamo dalla definizione. La previdenza complementare è un tipo di risparmio pensionistico privato e facoltativo che si somma alla pensione standard fornita da enti come l’INPS e le casse professionali. Essa si basa sull’accantonamento regolare di una parte del reddito durante gli anni lavorativi, per aumentare l’importo della pensione.
La pensione complementare, dunque, come tra l’altro suggerisce il suo nome, non rimpiazza la pensione base, ma piuttosto la affianca. Questa forma di previdenza aggiuntiva permette di migliorare il proprio tenore di vita durante gli anni della pensione, contribuendo a una maggiore tranquillità finanziaria dopo il termine della carriera lavorativa. LE compagnie che li offrono elaborano anche piani personalizzati per i loro clienti. Ed oltre alle banche anche le assicurazioni offrono pensione integrativa con diversi programmi per scegliere quello che fa al proprio caso.
La pensione integrativa si basa su un meccanismo di capitalizzazione: i contributi versati vengono accumulati e gestiti da un fondo pensione. L’obiettivo è quello di generare una rendita, che sarà poi distribuita una volta raggiunti i requisiti pensionistici, dopo almeno cinque anni di contribuzione ad un piano di previdenza complementare.
I tipi di pensione integrativa
Esistono diverse forme di previdenza complementare. Una buona classificazione prevede quattro punti:
- i Fondi pensione chiusi o negoziali, creati attraverso la contrattazione collettiva da rappresentanti dei lavoratori e datori di lavoro, che prevedono un conto pensionistico individuale per ogni iscritto. I contributi versati vengono investiti in mercati finanziari per generare rendimenti;
- i Fondi pensione preesistenti, che sono stati istituiti prima della regolamentazione della previdenza complementare;
- i Fondi pensione aperti, gestiti da banche o società di assicurazione, con un patrimonio separato da quello della società gestrice;
- i Piani individuali pensionistici (Pip) di tipo assicurativo, offerti da compagnie di assicurazione, con un patrimonio dedicato al pagamento delle prestazioni.
Naturalmente l’ammontare della pensione complementare dipende dalle somme versate, dalla durata dei versamenti, dai costi sostenuti durante l’adesione al fondo e dai rendimenti degli investimenti. Al momento del pensionamento, si può scegliere di ricevere una rendita mensile o una parte in capitale (fino al 50%) con il rimanente in rendita.
Altre soluzioni per integrare la pensione
La previdenza complementare non è certamente l’unica soluzione per integrare la pensione. Per ottenere risorse aggiuntive in età avanzata si può pensare di sfruttare ad esempio i Piani Individuali di Risparmio a Lungo Termine (Pir), programmi che offrono incentivi fiscali e sono un modo per accantonare diversificando gli investimenti.
Altra opzione sono gli investimenti personali. Investire in azioni, obbligazioni, immobili o altri strumenti finanziari può permettere la costruzione di un patrimonio che completerà la tua pensione. Ci sono le assicurazioni vita con polizze che garantiscono un capitale o una rendita aggiuntiva in età pensionabile. E infine i conti di deposito e di risparmio, che, anche se tendono ad avere rendimenti più bassi, possono essere opzioni sicure per accumulare risorse utili in età avanzata.